FERMIAMO L’USO DEGLI ANIMALI NELLE FESTE DI TRADIZIONE POPOLARE. FERMIAMO IL DOLORE ANIMALE!
Questa petizione sarà consegnata a:
ministero della salute italiano e spagnolo
La compassione per gli animali è la più preziosa qualità dell’uomo e io (come uomo), sono tanto più felice quanto più la sviluppo in me.
Lev Tolstoj
In gran parte dell’Europa, così come in Italia, moltissime sono le feste di tradizioni popolari che vedono coinvolti gli animali. Durante queste manifestazioni, anche pseudo religiose, vengono maltrattati, se non addirittura sacrificati.
La Spagna per esempio è un paese, caratterizzato da un’eccezionale ricchezza folcloristica: ogni città ha una festa che la distingue, le cui origini derivano da avvenimenti storici, pagani, religiosi o legati alla vita agreste.
Molte di queste tradizioni coinvolgono tori, cavalli, asini, capre, galline, oche, cani, gatti, contrastando fortemente con il concetto di benessere animale.
Per es. i galgos e i podencos sono levrieri tenuti dai cacciatori in condizioni terribili di cui si sbarazzano dopo pochi anni, quando non sono più sufficientemente veloci o adatti allo caccia, abbandonandoli in buche da cui non possono uscire per farli morire di fame oppure rompendogli le zampe; l’altra possibilità è legarli agli alberi in modo che muoiano impiccati lentamente, modalità considerata di buon auspicio per la nuova stagione venatoria.
Nei pressi di Malaga, il borgo montano di Mijas utilizza una sessantina di asini come taxi per attirare i visitatori. Ma questo avviene anche nelle isole greche e nel sud Italia.
Gli uomini hanno l’abitudine di percuoterli per farli lavorare poi, finito il loro turno, li legano corti in modo che non possano muovere la testa: essendo tutti stalloni, i proprietari motivano l’atto sostenendo che, diversamente, si attaccherebbero tra di loro ma si tratta di gratuiti maltrattamenti, evitabili con una corretta gestione delle soste.
Nel villaggio di El Rocio, situato ai bordi del Parco Naturale di Doñana, durante la settimana di Pentecoste, si svolge un pellegrinaggio alla Virgen di El Rocio, la Vergine della Rugiada. La tradizione prevede che il percorso, di un centinaio di chilometri, venga effettuato a cavallo o con carrozze trainate da muli. Una manifestazione imponente in cui sono presenti più di ventimila equidi.
Molti degli animali che tirano i carri vengono affittati e subiscono i maggiori danni a causa dell’incuria dei noleggiatori.
Nella testiera, sopra al naso, si trova la serreta, una striscia di ferro dentata che serve per far pressione e fermare la pariglia. Adoperata da mani inesperte provoca torture e danni, togliendo la pelle e mostrando la carne viva. Spesso selle e finimenti non sono adatti o l’uso non corretto origina piaghe dolorose.
L’animale è considerato un semplice mezzo di trasporto e, dopo aver camminato per cento chilometri trainando un carro, non viene nemmeno abbeverato: talvolta, quelli più anziani periscono per lo sforzo e la disidratazione.
Il 24 febbraio di ogni anno in Extremadura, nella città di Villanueva, si svolge la festa di Pero Palo in cui un asino viene trascinato per le vie affollate e percosso brutalmente, sottoponendolo a inenarrabili crudeltà, come mortaretti che esplodono tra le zampe o colpi di pistola sparati vicino alla testa.
A causa dello shock, l’asinello sviene e collassa diverse volte nel corso della giornata. Il divertimento della popolazione si conclude quando il povero animale muore.
Nonostante gli interventi di varie associazioni e i buoni propositi del sindaco della cittadina, l’evento continua a svolgersi allo stesso modo: la popolazione sostiene di non poter rinunciare a un divertimento di lunga tradizione.
La corrida è invece l’evento più noto, che coinvolge tori ma anche cavalli.
Il toro è un animale docile che, dopo essere stato allevato in un ambiente tranquillo in compagnia di altri simili, si ritrova solo, catapultato in un luogo sconosciuto e tenuto al buio in un cassone per due giorni.
È assetato, affamato, colpito con sacchi di sabbia e purgato per indebolirne le forze; le zampe cosparse di sostanze irritanti per obbligarlo a muoversi, gli occhi unti di vaselina per annebbiargli la vista; nella gola e nelle narici viene infilata stoppia per rendergli difficile il respiro; le corna, che fungono da organo di orientamento, sono limate e scorticate per aumentarne la sensibilità; vengono infilati spilli nel testicoli e in altre parti del corpo e, spesso, viene drogato. Quando entra nell’arena è terrorizzato per le torture subite e notevolmente disorientato.
I picadores entrano a cavallo per sfiancare il toro affondandogli nella schiena una lancia, facilitando l’azione del torero.
I cavalli usati dai picadores sono, di solito, esemplari a fine carriera acquistati per pochi soldi che subiscono, a loro volta, altre torture. Le corde vocali vengono recise per evitare loro di nitrire di paura quando il toro si avvicina o, nel caso vengano feriti, per non distrarre gli spettatori. La coda è mozzata per evitare che si impigli nel toro, creando intralcio agli umani. Sono muniti di paraocchi, le orecchie riempite di cotone e vaselina per ottenebrare i sensi e sedati. Sono protetti da un mantello imbottito che non evita i colpi delle corna ma impedisce al pubblico di vedere ferite o ventri sbudellati.
La paura è così intensa da aver provocato, una volta, un attacco di cuore a uno di questi quadrupedi. L’impatto con il toro può provocare cadute e fratture ma, se le ferite non sono gravi, vengono ricucite e rimandati subito in campo. Sono animali che difficilmente arrivano vivi a fine stagione.
Nella regione di Valencia esiste una disciplina sportiva che riguarda i cavalli da tiro: si chiama “Tiro y Arrastre” (tira e traina) e usufruisce di sovvenzioni governative.
In località come Utiel, Xativa, Alcasser, Penyiscola e Valencia nasce, negli anni Quaranta, una tradizione che verrà formalizzata nel 1996 con la creazione della federazione sportiva del “Tiro y Arrastre“.
I cavalli devono trainare un carro caricato con sacchi il cui peso è proporzionato a quello dell’equino. Per ogni chilo dell’animale ne vengono messi tre sul carro.
Non è però sufficiente trainare il triplo del proprio peso e arrivare primi al traguardo. Quel che rende la competizione crudele è il fatto che il tragitto avviene su un rettilineo coperto da uno spesso strato di sabbia in cui zampe e ruote sprofondano.
Avete mai provato, al mare, a camminare sulla sabbia con un borsone a tracolla e i giochi dei bambini in un’altra? O a spingere un passeggino? Immaginate tirare un carro che può pesare fino a 3.500 chili.
La fatica dei cavalli è tremenda e, per obbligarli all’immane sforzo, vengono incitati con percosse o strattonati per le redini, provocando dolore in bocca con il morso.
Chi arriva primo vince un premio in denaro ma molti cavalli sono così stremati da non riescire nemmeno a concludere la gara. Vengono puniti duramente dal loro conduttore con pugni in testa, sulle cosce o nelle zone sensibili come i testicoli.
La federazione sportiva ha emanato un regolamento che vieta i maltrattamenti ma le immagini video girati da PACMA, partito animalista spagnolo, sono piuttosto cruenti.
Senza dire poi, le varie feste che stanno prendendo piede come quelle islamiche, in cui gli animali vengono sgozzati e lasciati morire lentamente.
Come ORA RISPETTO PER TUTTI GLI ANIMALI, denunciamo tutto ciò, e chiediamo l’abolizione di ogni forma di maltrattamento e dolore che venga inflitto agli animali, in quanto, ritenute deplorevoli, crudeli, inaccettabili e contrarie alla normativa europea in materia di benessere animale.
Non esiste sport con animali, che non sia una forma di maltrattamento.
L’abitudine alla tauromachia alimenta anche pratiche illegali come il “Bull-rally”: un toro viene inseguito da un nutrito gruppo di automobili 4×4, con gli uomini che si sporgono dai finestrini per colpirlo con lance fino a quando, stremato, cade a terra. In quel momento intervengono i partecipanti a cavallo per finirlo infilzandolo.
C’è da chiedersi come ci si possa divertire facendo azioni di questo genere, nel creare disagio agli altri: come ci si possa divertire nel farli soffrire, nel pungolarli, nell’appellarli con frasi crudeli, nel vedere il loro sguardo spaventato e ansioso.
Chi mostra indifferenza o godimento nei confronti del dolore di un animale, perchè viene valutato come un essere debole, svilupperà più facilmente freddezza o compiacimento anche verso il dolore di persone considerate deboli, innescando un pericoloso meccanismo.
Questo è un dato di fatto, risaputo da psicologici e psichiatri.
Vi chiediamo perciò di firmare questa petizione, e di sensibilizzare le persone a voi più vicine.
Divulgate, rendete partecipi e consapevoli le persone che fanno parte delle a vostra cerchia di conoscenze.
Goccia dopo goccia, cambiamo le cose.