Nella zona di Bussoleno storie come queste, in questi giorni, sono all’ordine del giorno. L’ho visto che era ancora in piedi: barcollava. Poi è caduto a terra, sono arrivato sopra di lui senza che neppure mi sentisse. Avrà avuto cinque mesi. Gli occhi bianchi consumati dal calore, la pelle a brandelli, le zampe piagate. Quando l’ho toccato si è scosso, ma non poteva fuggire. L’ho portato all’Asl dove l’hanno abbattuto”.
L’agonia del giovane capriolo raccontata da una guardia faunistica in Valsusa è una storia comune di questi giorni di incendi in Piemonte. A decine ne sono stati trovati morti o in fin di vita. Anche camosci. Meno, perché stanno più in alto, i cinghiali.
E’ una strage continua: gli abitanti del bosco stanno morendo, uno a uno.
“I grandi volatili sono fuggiti, per i piccoli mammiferi è stata una strage – racconta la guardia – lepri, faine, scoiattoli.
Poi ci sono i caprioli che si avvicinano di più alle case, mentre il fronte delle fiamme in Valsusa è vastissimo, da 700 a 2500 metri di altezza, e per molti chilometri lungo la sinistra orografica del fiume, prima a Bussoleno, poi Mompantero, Chianocco, Novalesa fin sotto le coste del Rocciamelone.
Su in quota c’è pascolo, ma più sottoboschi di pino silvestre, come a Mompantero, e scappare di lì, anche per un animale selvatico, è durissima. “Ci provano.
Sentono il fumo, le fiamme, ma poi vengono sorpresi da un altro fronte di fuoco – spiega la guardia che preferisce restare anonima – , tentano di attraversarlo e si ustionano le gambe, perdono l’orientamento, quando non diventano del tutto ciechi”.
“Non si può fare nulla – prosegue – dentro il bosco non ci può andare nessuno. L’unico intervento è quello dal cielo, dei Canadair e degli elicotteri che vedo ancora andare avanti e indietro. Bisogna fermare le fiamme prima possibile, perché il vento andrà avanti ancora un po’ e rischia di rialimentarle di continuo”.
Il conto delle vittime invece si farà a primavera: “Sono state colpite zone di interesse comunitario con fauna endemica, ci vorranno anni per ricostituirla”.
La cosa più grave è che lo stop alla caccia deciso dalla Regione Piemonte è solo fino al 5 novembre. Stop che non riguarda però i ruminanti e quindi per i cervi l’abbattimento continua.
Ma soprattutto ci sono aree dove gli animali hanno cercato riparo e che possono diventare facili obiettivi. Il rischio, dicono, è che dopo la tragedia, dal 6 novembre cominci la mattanza.
Stanno arrivando segnalazioni dalle zone adiacenti gli incendi nelle valli dell’Orco, Susa e Stura e dal Pinerolese secondo le quali decine di cacciatori armati di fucile stanno sparando agli animali in fuga dalle fiamme, questo è inaccettabile occorre subito fermare la caccia in tutto il Piemonte.
Per questo ci appelliamo al presidente Chiamparino e al presidente Laos perché sospendano da subito la caccia, ed invitiamo i cittadini a segnalarci i nomi e cognomi dei cacciatori che sparano agli animali nelle zone adiacenti gli incendi, in maniera da potere provvedere alle denunce del caso.
Il patrimonio naturale va salvaguardato e tutelato, nella sua totalità.
STOP ALL’ATTIVITA’ VENATORIA, ORA E SEMPRE. BASTA!
Tutto il territorio italiano è martoriato da un susseguirsi di roghi, incendi, devastazioni. La caccia, non ha alcun senso.
L’ambiente, gli animali, urlano e l’uomo si sta autodistruggendo senza rendersene conto.
La vigliaccheria dei cacciatori che si appostano ai margine del bosco per sparare agli animali in fuga, è inenarrabile: gesti come questi vanno puniti in maniera decisa e esemplare, come dei veri e propri attentati al patrimonio naturale.