STOP ALLEVAMENTI INTENSIVI

Questa petizione sarà consegnata a:

Presidenza del Consiglio/Parlamento

1535 sostenitori


Nella zona di Finale Emilia e Bondeno  sorge l’allevamento intensivo di pollame (con 85mila polli da ingrasso e 60mila galline) e di suini – che farà posto a 3mila maiali da produzione e 900 scrofe – verrà realizzato della società agricola allevamenti Cascone s.s. di Cascone Luigi e c.

L’allevamento intensivo o industriale mira a ottenere la massima quantità di prodotto al minimo costo, impiegando il minimo spazio, appositi macchinari industriali e farmaci.

La gran parte della carne, dei prodotti caseari e delle uova che si acquistano nei supermercati viene prodotta con gli allevamenti intensivi. 

Gli allevamenti intensivi vedono un dannoso impatto ambientale.

Per produrre un solo chilogrammo di carne sono necessari fino a 2.000 o 3.000 litri d’acqua!

L’impiego idrico negli allevamenti intensivi è destinato al consumo diretto da parte del bestiame, per la coltivazione dei mangimi e per l’allontanamento delle deiezioni dalle stalle.

Non solo spreco idrico, gli allevamenti intensivi minacciano di contaminare le riserve d’acqua con i loro liquami derivati proprio dall’ uso massiccio dell’acqua per lo smaltimento delle deiezioni.

L’inquinamento da nitrati, in Europa, è ormai un problema molto serio dovuto per almeno il 50 per cento alla presenza di allevamenti intensivi.

Le acque reflue prodotte da un allevamento intensivo sono altamente inquinanti -solo in Italia si producono oltre 10 milioni di tonnellate all’anno di reflui- soprattutto perché caratterizzate da una forte presenza di antibiotici, ormoni e metalli pesanti somministrati artificialmente agli animali, non ché di numerosi microrganismi patogeni e da un eccesso di sostanza organica. La difficoltà di gestione di questi liquami si tocca con mano in numerosi bacini idrografici dove molte specie vegetali e animali sono state portate alla morte, in particolare anfibi ma anche pesci e danni ai mammiferi marini.

Danni ambientali causati dagli allevamenti intensivi

  • Inquinamento idrico, causato dai liquami sversati nei bacini idrografici.
  • Piogge acide, causate dall’ammoniaca liberata nell’atmosfera dai liquami.
  • Eccessiva acidità del suolo e delle acque, causata dalle piogge acide.
  • Eutrofizzazione delle acque, lo sviluppo sregolato delle alghe in mare è dato dall’azoto contenuto nei liquami.
  • Danni ambientali indiretti dati dalla coltivazione massiccia dei mangimi:

-effetto serra.
-consumo del suolo.
-deforestazione.
-desertificazione.

Inoltre, la degradazione del suolo è uno dei problemi più seri che l’agricoltura moderna si trova ad affrontare. Mentre servono da 20 a 1000 anni per la formazione di un centimetro di suolo, le Nazioni Unite hanno stimato che il vento e l’acqua erodono l’1% del suolo del pianeta ogni anno. Generalmente è poco noto come l’allevamento di animali sia uno dei fattori che più contribuiscono all’erosione. Quando un pascolo è sovrasfruttato, il bestiame compatta il suolo con gli zoccoli e strappa la vegetazione che tiene assieme il terreno, diventando così causa di erosione. L’allevamento intensivo, invece, distrugge il suolo perchè la coltivazione di cereali per mangimi, necessaria a mantenere quest’industria, richiede moltissimo terreno coltivabile. Di conseguenza, la terra arabile pro capite disponibile nel mondo continua a decrescere costantemente: è passata da 0,40 ettari per persona nel 1961 a 0,25 ettari nel 1999. Un esempio estremo di degradazione del suolo è il fenomeno noto come desertificazione. L’agricoltura può contribuire alla desertificazione sia direttamente, tramite pratiche agricole dannose come la coltivazione intensiva, il sovrasfruttamento dei pascoli, e un uso smodato di acqua, sia indirettamente, quando la terra viene deforestata per creare nuove terre coltivabili o nuovi pascoli per il bestiame.

Dal punto di vista della salute, poi, studi recenti indicano che la carne proveniente dagli animali allevati in maniera intensivo contengono livelli più bassi di acidi grassi omega-3 e rapporto omega-6/omega-3 meno favorevole. È stato dimostrato che un apporto inadeguato di omega-3 e un rapporto omega-6/omega-3 squilibrato hanno una correlazione con alcune patologie cardiovascolari e con certi tipi di tumori. L’allevamento intensivo ha contribuito a creare una nuova era della carne «a buon mercato», nella seconda metà del secolo scorso. Si ritiene che questo aumento di carne a poco prezzo abbia un effetto sulla nostra salute e «nutra» l’epidemia di obesità la quale, sua volta, aumenta la diffusione di patologie come il diabete, le malattie cardiache e il cancro.

Ci rivolgiamo quindi alle sedi istituzionali affinché, anche per una questione di PREVENZIONE DELLA SALUTE PUBBLICA E ANIMALE, che l’allevamento intensivo minaccia, DINIEGHI ULTERIORI PERMESSI PER SIFFATTE ATTIVITÀ’.

Chiediamo che siano intraprese in VIA D’URGENZA  azioni per limitare gli allevamenti intensivo.

In questa maniera,  partecipiamo a molto di più di ciò che è  una  nuova rivoluzione agricola e alimentare, ma contribuiamo anche alla creazione di un mondo più sano per tutti.