FERMIAMO L’INQUINAMENTO DELLA PLASTICA E DELLE MICROPLASTICHE

Questa petizione sarà consegnata a:

MINISTRO DELL'AMBIENTE

529 sostenitori


Le microplastiche sono quelle piccole particelle di plastica che inquinano i nostri mari e oceani. Si chiamano così perché sono molto piccole e hanno un diametro compreso in un intervallo di grandezza che va dai 330 micrometri e i 5 millimetri. La loro pericolosità per la salute dell’uomo e dell’ambiente è dimostrata da diversi studi scientifici, i danni più gravi si registrano soprattutto negli habitat marini ed acquatici. Ciò avviene perché la plastica si discioglie impiegandoci diversi anni e fintanto che è in acqua può essere ingerita e accumulata nel corpo e nei tessuti di molti organismi.

Esistono anche particelle più piccole, che prendono il nome di nanoplastiche, ma date le dimensioni sono impossibili da campionare con le attrezzature oggi a disposizione. Di queste, dunque, sappiamo ancora poco. Questo approfondimento è dedicato alle prime, alle microplastiche e tenta di dare un’idea delle “dimensioni” del problema e come i governi e le organizzazioni internazionali lo stanno affrontando. Ma partendo dalle origini, cioè da dove nascono le microplastiche, questi frammenti che sono “briciole” di polimeri più grandi, le cosiddette “plastiche prime“.

La plastica quando finisce in acqua si discioglie n frammenti più piccoli per molti motivi, dall’effetto dei raggi ultravioletti al vento, dalle onde ai microbi e alle alte temperature. A prolungarne la frammentazione concorrono inoltre anche gli additivi chimici utilizzati durante la produzione che conferiscono ai materiali determinate caratteristiche, come le plastiche antimicrobiche o i ritardanti di fiamma che le rendono più resistenti ai raggi ultravioletti, fino all’impermeabilità.

Le microplastiche negli oceani è causata dalla produzione industriale di plastica non riciclabile.

Dagli anni Trenta alla prima decade degli anni Duemila, la produzione mondiale di plastica è passata da 1,5 milioni di tonnellate a oltre 280 milioni di tonnellate (con una crescita del 38 per cento negli ultimi 10 anni). La conseguenza è ovvia: più plastica viene utilizzata, più ne viene buttata, direttamente o indirettamente, nei mari: almeno otto milioni di tonnellate l’anno.

In ambiente marino la plastica è presente in moltissime forme: sacchetti, piccole sfere, materiale da imballaggio, rivestimenti da costruzione, recipienti, polistirolo, nastri e attrezzi per la pesca.È stato quantificato, però, che i rifiuti plastici provenienti da terra costituiscono circa l’80 per cento di tutti i detriti plastici che si trovano nell’ambiente.

Gli impianti di trattamento delle acque sono in grado di intrappolare plastiche e frammenti di varie dimensioni mediante vasche di ossidazione o fanghi di depurazione, tuttavia una larga porzione di microplastiche riesce a superare questo sistema di filtraggio, giungendo in mare” dopo essere stati gettati nei fiumi che sfociano nei mari e negli oceani.

Una volta in mare queste sostanze vengono ingerite dalla fauna (in particolare da plancton, invertebrati, pesci, gabbiani,squali e balene) arrivando addirittura a modificare la catena alimentare. Il 15-20 per cento delle specie marine che finiscono sulle nostre tavole contengono microplastiche, mentre per i ricercatori dell’Università nazionale d’Irlanda che hanno pescato nel mare del Nord i pesci mesopelagici che vivono tra i 200 e i 1.000 metri di profondità, la percentuale salirebbe addirittura al 73 per cento.

Come ORA RISPETTO PER TUTTI GLI ANIMALI chiediamo lo STOP DELLA PRODUZIONE E DELL’USO DELLA PLASTICA. Occorre trovare e usare nuovi metodi e materie che siano compatibili con il rispetto per l’ambiente e gli animali. Ne va della salute di tutti.